Pagine scelte su san Giuseppe
In questa sezione vengono riportati studi fatti da Padre Tarcisio Stramare su “San Giuseppe dai Padri della Chiesa agli scrittori Ecclesiastici fino a San Bernardo”. Si precisa che le “pagine scelte” non seguono un ordine cronologico ma piuttosto un criterio di interesse divulgativo per conoscere quanto di san Giuseppe è stato detto e scritto dagli autori.
Sono riportate anche citazioni frammentarie non facilmente reperibili.
SANT’ EFREM IL SIRIO (306-373)
Sant’Efrem nacque verso il 306 e visse a Nisibi. Quando, nel 363, la città fu ceduta ai persiani, si trasferì ad Edessa e vi rimase fino alla morte avvenuta nel 373. Diacono, fu maestro di coro e insigne catechista. La sua considerevole produzione teologica comprende: opere scritte in prosa ordinaria (polemiche, commenti biblici); opere in prosa poetica; omelie in versi; inni, l’opera sua più ampia.
Prima ancora di Epifanio, Efrem afferma con decisione che Giuseppe non ebbe rapporti sessuali con Maria dopo la nascita di Gesù. Commentando Mt 1,25: In sanctitate habitabat cum ea, donec peperit primogenitum, spiega come “il donecnon significa un termine” e che “fratelli” non può essere inteso di figli dello stesso matrimonio di Maria e Giuseppe.
Il suo pensiero su san Giuseppe lo troviamo innanzi tutto nel commento al Diatessaron di Taziano, armonia dei quattro evangeli. Il testo siriaco ci é pervenuto solo in parte, ma possediamo per intero un’antica versione armena, nella quale incontriamo, tuttavia, qualche discordanza con il testo siriaco. Così accade nel commento a Matteo 1,18-24. “La concezione di Cristo – leggiamo nel testo siriaco – avvenne così. Essendo sposata Maria con Giuseppe, fu trovata incinta (1,18)… Se (Maria) è stata sposa e ha preso il nome di un uomo e poi ha ricevuto un figlio, è stato per ragione della genealogia dei re, perchè non era possibile che fosse iscritto col nome di sua madre colui che, da figlio di Davide, era iscritto fra i re. Oppure fu a causa dei cavilli dei perversi, i quali l’avrebbero calunniata di adulterio. Perciò fu consegnata a un uomo casto, il quale, osservando che essa era gravida, ritenesse (con sé) quella che avrebbe dato alla luce e non la cacciasse di casa, ma convivesse con lei. Associatosi all’accusata (letteralmente: all’accusa di lei), testimoniava davanti a tutti, a favore di lei, che non (proveniva) da adulterio colui che era nato, ma che era per un impulso dello Spirito Santo colui che era stato concepito”. Nel testo siriaco leggiamo ancora: “Maria dunque cercava di persuadere Giuseppe che la sua gravidanza era dallo Spirito. Ma lui non l’ammise perché era una cosa straordinaria. E nel vedere che il volto era sereno (oppure: il suo pudore era evidente) e il suo ventre era gravido, egli non volle denunziarla da giusto, né riceverla da marito, perché credette che si era unita con un altro; piuttosto decise nella sua giustizia di non ammetterla e di non denunziarla”. La versione armena, che sembra risalire al secolo V, addolcisce il testo siriaco, eliminando ogni contraddizione: “Maria cercava di persuadere Giuseppe che il suo concepimento era dallo Spirito, ma (costui) non assentì, perché il fatto era qualcosa di insolito. Vedendo il suo volto sereno, ma il suo utero gravido, escogitò, nella sua giustizia, di non denunciarla e, perché non fosse calunniata, di rimandarla segretamente, perché non era consapevole del suo peccato, né conosceva da dove fosse il suo concepimento”.
Il testo siriaco prosegue: “Perciò gli apparve l’angelo e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide. Che bella cosa! Lo chiamò figlio di Davide anche per rammentargli Davide, il principale dei padri, colui al quale Dio aveva promesso che dai frutti del suo ventre secondo la carne avrebbe suscitato il Messia. Non temere di prendere Maria tua sposa poiché quello che v’è in lei (procede) dallo Spirito Santo. E se dubiti che la gravidanza della vergine sia stata senza contatto carnale, ascolta Isaia, il quale disse: Ecco la vergine è incinta (7,14), e Daniele: Un sasso è stato adoperato senza (adoperare) le mani (2,24)… Giuseppe, da uomo giusto, non volle denunziare Maria (Mt, 1,19), ed ecco che la sua giustizia (si fece) contraria…”. Poiché il testo siriaco resta sospeso in questo punto, ricorriamo per il testo alla versione armena: “Ed ecco che la sua giustizia è nemica e contraria alla legge: La tua mano, dice (Mosè), darà inizio alla sua lapidazione (Dt 17,7). Ma Giuseppe aveva visto che (questo) concepimento (era) singolare, e l’evento diverso dalla via (ordinaria) della vita e dal concepimento delle sposate. Tutti questi indizi, perciò, diedero a lui di conoscere che la cosa veniva da Dio. In nessun luogo, infatti, egli aveva mai visto in lei l’intenzione dell’impudicizia; anzi era per lui impossibile non credere a Maria, che aveva molte testimonianze, precisamente il silenzio di Zaccaria, e il concepimento di Elisabetta, e l’annuncio dell’angelo, e il sussulto di Giovanni, e la profezia dei suoi genitori; tutte queste cose, dunque, più altre, proclamavano il concepimento della vergine. Per questo egli pensò per giustizia di rimandarla segretamente. Se, infatti, avesse saputo che il suo concepimento non era dallo Spirito, non sarebbe stata giustizia da parte sua non denunciarla. Ma egli capì che quella era una mirabile opera di Dio; ma poiché non sarebbe credibile agli altri, pensava nella sua mente che fosse giustizia questa dimissione. Inoltre, secondo la sua mente, (ci fu il pericolo) che questa opera venisse toccata da qualche macchia, se avessero coabitato insieme. Ma soprattutto pensò questo (cioè rimandarla), affinché per caso (disse), mi renda colpevole di qualche peccato, se mi nominassi padre del divino nato. E temette di abitare con lei”. Il codice B, considerato più autorevole, aggiunge questa frase: “affinché per caso (disse), non disonori il nome del figlio della vergine. Perciò gli dice l’angelo: Non temere di prendere Maria”.
Riguardo alla genealogia, leggiamo: “Le parole dell’angelo a Maria, ‘Elisabetta tua parente’ (Lc 1,36), presentano Maria come appartenente alla casa di Levi. Ma la profezia si esprime secondo il punto di vista dello sposo. Orbene Giuseppe, che sposò Maria, era della stirpe di Davide e la nascita di Nostro Signore è stata calcolata dal punto di vista del padre, per la gloria della stirpe di Davide. Se la Scrittura non dice nulla della genealogia di Maria, è perché i suoi calcoli vengono fatto sulle genealogie di uomini” (n. 25). Ancora: “Luca non nomina Maria né descrive la sua genealogia al fine di valorizzare colui che fu degno di essere ministro di questa economia divina e di esser chiamato sposo di Maria. Era della stirpe di Davide, perché era conveniente…
TEOLOGIA DELLA DUE TRINITA
La teologia delle “Due Trinità” è fondamentale per la teologia della famiglia, la quale è continuamente richiamata a rispecchiarsi nella “Trinità terrena”.LA TRINITÁ TERRENA
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